Cimiteri talvolta rimangono l’unico ricordo ancora tangibile della presenza nei secoli passati delle antiche comunità ormai scomparse. Il concetto ebraico del rispetto della morte esige che il defunto venga accompagnato con religiosa sollecitudine al cimitero e posto in diretto contatto con la terra. E’ azione meritoria lavare il corpo di un morto, accompagnarlo nel suo ultimo viaggio e partecipare alla sua sepoltura. Dopo la lavanda rituale, della quale si incarica la confraternita ebraica per la sepoltura, la salma viene avvolta in abiti di tela bianca, come simbolo di purezza spirituale. Dopo il seppellimento il corpo non può più essere rimosso, tranne che per essere sepolto in Israele.
Dopo la sepoltura, inizia il periodo di lutto (’avelùth ): i congiunti, per sottolineare la loro manifestazione di dolenti, tagliano un lembo dell’abito (Qeri‘à) e si attengono alle regole di lutto strettissimo per una settimana, durante la quale siedono su bassi sgabelli; per i primi trenta giorni gli uomini non si radono, né si tagliano i capelli.
Durante il periodo di lutto viene recitato in memoria del defunto il Qaddìsh, che è una preghiera di esaltazione e rassegnazione alla volontà di Dio.
Nei cimiteri, le tombe sono costituite da una semplice lapide con ornamenti ridotti all’essenziale per non associare fasto all’austerità della morte. E’ una usanza ebraica portare sulle tombe non fiori, bensì un piccolo sasso.
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